I link che seguono forniscono la collocazione della pagina attuale nella gerarchia di navigazione.

  • Salmo 107, 4-9

    di Francesco Sciotto

    «Essi vagavano nel deserto per vie desolate; non trovavano città dove poter abitare. Soffrivano la fame e la sete, l'anima veniva meno in loro. Ma nella loro angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro tribolazioni... »
    E' bello che a finire nella Bibbia sia stato un vecchio libro di canti. Come se noi, potendo scegliere, potessimo metterci dentro i vecchi inni della tradizione di Ginevra, le canzoni di Fausto Amodei, quelle di Gershwin, o i vecchi canti degli emigranti italiani. I versetti di oggi sono tratti dal Salmo 107, il canto dei diseredati: viaggiatori di mare e terra, prigionieri in catene, esiliati, infermi. Tutto il campionario, insomma, degli ultimi. Eppure, più che di una canzone triste, si tratta di un canto di gioia di chi ricorda, o deve ricordare, guarigione, liberazione, affrancamento.

    continua »

  • Giacomo 5,16

    di Giovanni Anziani

    «...pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti...»
    Un professore di etica all’università di Amsterdam, ricordando in un suo saggio come l’abitudine alla preghiera sia andata perduta, presenta un breve elenco di obiezioni mosse alla preghiera nell’ambito dei cristiani. Abbiamo il dissacratore: pregare è un segno di debolezza; il deluso: pregare non serve a nulla; infine il giovane rampante: non ho tempo per pregare. Vi è qui una parte della nostra esperienza personale perché l'assenza della preghiera rivela la nostra natura: siamo persone deboli, consapevoli di vivere come cristiani nella fragilità della nostra esistenza.

    continua »

  • I Corinzi 13, 8

    di Paolo Ribet

    «L’amore non verrà mai meno».
    Nella parte centrale dell’inno di I Corinzi 13, l’apostolo Paolo enumera le qualità dell’agape. È quello che è stato definitol’identikit dell’amore. Ne aveva colto il senso profondo e la forza il teologo tedesco D. Bonhoeffer, il quale invitava la sua comunità a chiedersi «chi è questo amore?»: «Chi è questo amore, se non colui che da solo ha sopportato, creduto, sperato tutto, e che ha dovuto soffrire tutto fino alla croce? [...] Che ancora sulla croce ha pregato per i nemici, e così ha vinto totalmente il male? Chi è questo amore, di cui Paolo qui ha parlato, se non Gesù Cristo stesso? Chi s'intende qui, se non Lui? Quale segno sta al di sopra di tutto questo passo, se non la croce?».

    continua »

  • Matteo 21, 9

    di Paolo Ribet

    «Le folle che precedevano e quelle che seguivano, gridavano: “Osanna al Figlio di Davide!...”»
    C’è un fatto che mi ha sempre colpito, nella narrazione della “settimana santa”: l’evangelo di Matteo ci dice che, quando Gesù entrò a Gerusalemme, “la folla” lo osannava. Però, qualche capitolo più tardi, lo stesso Matteo afferma (27,20) che i sacerdoti e gli anziani persuasero “la folla” a richiedere la liberazione di Barabba e a far morire Gesù, per cui, alla richiesta di Pilato, tutti gridavano «sia crocifisso!».

    continua »

  • Efesini 4, 26

    di Paolo Ribet

    «Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sulla vostra ira
    Nel contesto storico attuale, di fronte all’esplosione di violenza (fisica e verbale) in ogni parte del mondo c’è chi chiede a gran voce che alla violenza si risponda con una violenza maggiore, tanto che viene da domandarsi se abbia ancora senso fermarsi sul concetto di amore – che pure è centrale nel Nuovo Testamento. Molti sono quelli che invocano la distruzione fisica dei combattenti dell’Isis e dei terroristi che possono infiltrarsi in qualunque momento, in qualunque luogo.

    continua »

Consulta le pagine